CON I MOCKTAILS LA MIXOLOGY DIVENTA ANALCOLICA
Da New York a Londra, la moda di queste raffinate miscelazioni (guai a chiamarle bevande!) impazza. E anche l’Italia ne è già stata contagiata.
Mocktail letteralmente vuol dire «cocktail finto»: un tarocco analcolico che scimmiotta il mondo della mixology e quell’eleganza vintage – dall’allure hipster – che si ritrova nei gesti, negli strumenti e nei prodotti utilizzati.
Lungi dal farsi sfuggire un piatto (o meglio bicchiere) tanto appetitoso, storiche aziende di quei distillati con la D maiuscola, hanno sposato la moda del ‘free from’. E così è arrivato il Gin Tanqueray 0.0, a seguire il toscano Gino (Il Gin analcolico di Sabatini) o ancora l’Amaro Venti in versione analcolica.
Distillati e affini a gradazione zero hanno (letteralmente) condito e nutrito la moda dei Mocktails. Facile capire il segreto di tanto successo:
- Senza alcol, ma ricchi di sapori come frutta, erbe, spezie… e qualche ortaggio
- A base di ingredienti naturali e sempre di eccelsa qualità
- Creati da baffuti ed estrosi bartender, con ingegno, creatività ed esperienza, ma personalizzati sulla base dei gusti dei clienti
- Serviti in bicchieri e calici dal design retrò
- Equilibrati, poco calorici e salubri, ma comunque à la page o meglio… buoni, non fanno ingrassare (e fanno pure bene), ma comunque fichi!
INARRESTABILE COREA!
Dal cinema alle serie tv, la Corea del Sud è sempre più mainstream. Non poteva non dilagare anche la moda del suo cibo.
La conoscenza di una cultura, dalla storia più antica agli aspetti più pop e contemporanei, passa anche attraverso la conoscenza del sue tradizioni gastronomiche. Sono circa 5 anni che la cucina coreana ha iniziato a far parlare di sé. E da allora non ha più smesso, vi spieghiamo anche il perché.
- È SANA: utilizza ingredienti ricchi di proprietà nutrizionali e segue i princìpi della medicina tradizionale orientale per le sue preparazioni, aggiungendo un valore curativo ai suoi piatti. Ad esempio l’ormai noto Kimchi (contorno a base di cavolo cinese fermentato) è poco calorico, ricco di vitamine (C e K soprattutto) e lactobacilli quindi contrasta l’invecchiamento, rafforza il sistema immunitario e quello gastro-intestinale, riduce il rischio di obesità e altre malattie.
- È SOSTENIBILE: crede fermamente nell’utilizzo di soli ingredienti freschissimi e di stagione, coltivati naturalmente e nel rispetto dell’ordine dell’universo. Ed è sostenibile anche per le tasche!
- È VARIA: la Corea ha un territorio vastissimo, con più di 2.400 km di coste. Non è difficile immaginare la varietà di territori e di tradizioni culinarie che derivano da tutto questo: bulgogi (striscioline di carne di manzo marinate e grigliate), pollo fritto, bibimbap (base di riso unita a verdure, uovo e carne di manzo o pollo, servita nel tradizionale dolsot, un tegame di pietra caldo che continua a cuocere il piatto) o tutte le specialità di pesce servite in zuppe o nei kimbap, rotolini di riso cotto e verdure avvolti in alga nori. Sono solo alcuni dei piatti che potete assaggiare!
- È BELLA: perché l’estetica a tavola è fondamentale e rigorosa e segue specifiche regole che la rendono armoniosa e simbolica.
STORIA DELLO SMASHED BURGER E DEI NUOVI PRODOTTI 100% VEGETALI
Ve li ricordate quegli hamburger alti, succosi, di Chianina presa direttamente dal fattore della porta accanto? Bene, dimenticateli!
Ora è ritornato al futuro lo Smashed Burger, un hamburger la cui tecnica di cottura nasce, si affina e si diffonde nel Midwest degli anni ‘20 del ‘900. Tecnicamente è un hamburger che viene schiacciato durante la cottura, con l’obiettivo di massimizzare l’imbrunimento e la superficie della crosta che (diciamocelo) è la parte più goduriosa di tutto il patty (il disco di carne). Se qualche King of the Grill piange nel leggere queste righe, è ben ricordare che i croccantissimi e succulenti Smashed Burger sono fatti solo con carni freschissime e mai surgelate.
Da Milano a Napoli, passando per tantissime città, dal primo morso è stato amore per tutti quelli che hanno deciso di cavalcare questo trend con menu dedicati agli Smashed Burger o con appositi pop up. Da non perdere!
Evidentemente alla carne, ma quella pop, quella dei fast food, noi onnivori ed ex tali, non vogliamo proprio rinunciare. Ed è per questo che le aziende e catene si affannano a lanciare sul mercato prodotti a base vegetale travestiti da pepite di pollo, carne macinata per compore tacos, salsicce e gli immancabili burger (che però hanno già stancato).
C’è solo un dilemma da risolvere, una pepita di pollo che sembra una pepita di pollo, sa di pepita di pollo ma non è una pepita di pollo, come la dobbiamo chiamare?